1864 Memoria lagunare di un freddo polare

FASEMO FILO’

1864 Memoria lagunare di un freddo polare

di Pino Sartori

Ritrovato, grazie ad internet, un graffito presumibilmente autentico, del quale però la Soprintendenza di Venezia sta approfondendo l’origine e la fattura, che testimonia un evento climatico straordinario: il completo consolidamento delle acque lagunari grazie ad una gelata estrema, tanto che la gente, faceva il “liston” vale a dire la passeggiata sul ghiaccio!

Graffito memoria di una eccezionale laguna ghiacciata del 1864

Graffito memoria di una eccezionale laguna ghiacciata del 1864

Il graffito in fotografia riporta le seguenti parole  nell’ordine in cui sono scritte in una colonna del sotoportego del tragheto del Canaregio. 

 
ETERNA
MEMORIA
DELL’ANNO
1864 DEL
GIACCIO
VEDUTO IN
VENEZIA
CHE SE STA
SULE FONDA
MENTE NOVE
A SAN CRISTOFO
RO ANDAVA LA
GENTE IN PROCI
SION CHE FOR
MAVA UN LI
STON
 

==========================

 

Comunque freddi polari in laguna a Venezia si sono verificati  più volte. Qui di seguito la testimonianza di  Giuseppe Tassini che corregge e integra una memoria del Galliccioli in proposito.

“IL CHIACCIO DEL 1788-1789
Il Galliccioli ci lasciò un elenco dei principali freddi che soffrirono i Veneziani dai primordi della Repubblica all’anno 1796. Dimenticossi però di quello del 1788-1789 il quale fu intensissimo, e gelò tutta la laguna, tantoché percorrevasi il tratto fra Venezia e Mestre, o Venezia e Campalto, e viceversa, non solo dai pedoni, ma eziando da pesanti veicoli tirati da cavalli e da buoi. Il calpestio delle persone, dice il dott. Levi in una memoria sull’argomento, che in gran frotta ed allegramente andavano e venivano, e la condotta dei pesi formarono un sentiere così palese che vi si camminava notte tempo col fanale senza timore di smarrirlo. Su quel sentiere si eresse una trabacca, ossia tenda, sotto la quale davasi da mangiare ad uso d’osteria; su quel sentiere vedevansi bimbi giuocare di palla e di trottola; su quel sentiere molti cimentavano la solidità del ghiaccio accendendovi sopra fuochi, e riscaldandosi, e crocchiando, e chiacchierandovi intorno; su quel sentiere la gajosità Veneta1 mostrossi in bella pompa, effettuandovi i Nicoloti prima le Forze d’Èrcole, e poi il 15 Gennajo 1789 il giuoco di Moresca, specie d’esercizio militare, nel quale erano destri e valentissimi. In tale incontro il governo sospese i dazi fra Venezia e Terraferma, sicché il pane, il vino, ed i carnami liberamente si vendevano per la città.
Non potevano mancare però, nè mancarono le sciagure. Un paltoniere, dopo aversi avvinazzato di sera in una taverna presso S. Caterina fu ritrovato la mattina seguente sulle Fondamente Nuove morto intirizzito. Un chierico della chiesa di S. Leonardo, che voleva recarsi a piedi a San Secondo, abbandonato il sentiero battuto, annegossi, ove il ghiaccio era men forte. Un facchino, che trascinava un barile di vino, cadde nottetempo ubbriaco sul ghiaccio, nè più rilevossi. Un prete, desideroso di baciare l’immagine di Maria Vergine, che si venera all’Anconetta nel bel mezzo della laguna, uscito di strada, fu sepolto nel ghiaccio, che si rinserrò sul di lui capo, non restandone alla superficie che il solo tricorno. Anche una signora, la quale voleva attraversare la così detta Sacca della Misericordia, si sprofondò nel ghiaccio, ma per buona sorte venne salvata.
Il ghiaccio del 1788-1789 fu ricordato da una canzone appositamente composta dal Novello, da due stampe incise dal Viero, e da un’altra stampa delineata dal Grego, ed intagliata dallo Scattaglia.” (1).

(1) G. Nissati (Giuseppe Tassini) ANEDDOTI STORICI VENEZIANI Filippi Editore Venezia.

==============================================================

ALTERNIS IDEM TONSAS CESSARE NOVALIS
ET SEGNEM PATIERE SITU DURESCERE CAMPUM;
AUT IBI FLAVA SERES MUTATO SIDERE FARRA,
UNDE PRIUS LAETUM SILIQUA QUASSANTE LEGUMEN
75 AUT TENUIS FETUS VICIAE TRISTISQUE LUPINI
SUSTULERIS FRAGILIS CALAMOS SILVAMQUE SONANTEM.

trad. di Luca Canali
[Così lascerai riposare ad anni alterni i maggesi falciati, e lascerai indurire col riposo il campo stremato;
oppure, mutate stelle, seminerai i biondi grani dai baccelli crepitanti, o la tenue veccia, o i fragili steli,
piccola selva suonante, dell’amaro lupino.]

— Publio Virgilio Marone, Georgica Libro 1° – vv 71-76

Questa voce è stata pubblicata in Fasemo filò e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.