La cultura materiale

DISCUSSIONI 4

LA CULTURA MATERIALE

di Ettore Aulisio

Lo Studio della Cultura Materiale

La nozione di  Cultura Materiale è relativamente recente: essa è comparsa nelle Scienze Umane in seguito al costituirsi di alcune particolari discipline, quali l’Antropologia e l’Archeologia, ed anche per influsso di alcune forme del pensiero filosofico ed economico che hanno caratterizzato il sec. XX.

Lo studio della Cultura Materiale riguarda gli aspetti visibili e tangibili di una cultura, quali possono essere gli oggetti di uso quotidiano, gli utensili delle attività produttive e i manufatti urbani; in sintesi, oggetto di studio sono i materiali e gli strumenti concreti della vita sociale. Quello della Cultura Materiale è anche uno studio che privilegia le masse e non tanto le individualità e le élite, e prende in considerazione, più che l’evento, il ripetersi dei fatti nel corso dei periodi storici.

Per individuare lo stato di una Società, il suo progresso e la sua evoluzione, lo studio della Cultura Materiale  non si limita però solo all’esame dal punto di vista antropologico degli aspetti materiali, ma include anche le arti, il diritto, la religione, e alcuni  elementi di discipline affini (storia, economia, ecologia): studiando i manufatti di una Società si considera anche per quale motivo essi sono stati adottati, quale è stato il loro uso, a quali scambi hanno dato vita e quale è stata la loro distribuzione.

Infine, è da tenere presente che lo studio della Cultura Materiale non può ignorare che le azioni umane avvengono sulla natura e che sono gli elementi della natura quelli che subiscono trasformazioni per la produzione del cibo, utensili, abitazioni, abbigliamento e ogni altro manufatto.

Museo Civico della civiltà contadina di San Michele all'Adige (Trento)

Museo Civico della civiltà contadina di San Michele all'Adige (Trento)

Lo Studio della Cultura Materiale in Italia

Negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso anche in Italia, seppure con un certo ritardo, si è diffuso l’interesse per la Cultura Materiale, come dimostra il moltiplicarsi delle iniziative che, a partire da quel periodo, si sono proposte la conservazione di oggetti e di attrezzi propri delle civiltà rurali, e non solo.

In molte località del nostro Paese sono state istituite delle raccolte, variamente organizzate, di strumenti e di oggetti di uso quotidiano, le quali spesso sono state denominate “Museo della civiltà contadina” o Museo di una qualche particolare attività artigianale. In diversi casi, soprattutto nei primi tempi, queste raccolte sono state però istituite in modo disorganizzato, senza un ordine e una finalità precisi, in pratica sono state motivate più da un sentimento rievocativo e da una non ragionata celebrazione del passato folklore e non invece da una seria esigenza di studio. In altri casi si è privilegiato l’aspetto estetico del materiale raccolto e non la sua valenza di documentazione storica: è questo il caso del “Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari” che dal 1906 ha sede a Roma.  Inizialmente furono raccolti molti materiali ritenuti tipici di un particolare territorio nazionale, oppure quelli più decorati; solo a partire degli anni ’60 del novecento l’attività del Museo ha assunto un carattere maggiormente scientifico ed è divenuto anche un Centro di studio e ricerca.

Citiamo solo alcuni altri Centri o Musei della Cultura Materiale che hanno un’impostazione sufficientemente scientifica:

Museo deli usi e costumi della gens Trentina”, a San Michele all’Adige; “Museo della civiltà contadina” a San Marino Bentivoglio (Bo); “Museo delle tradizioni popolari”, S.Maria Cerrate (Le); “Museo della bonifica”, a San Donà di Piave (Ve); “Museo calabrese di etnografia e folklore”, a Palmi (Rc); “La Casa Museo” a Palazzolo Acreide (Sr); “Museo del lino”, a Pescarolo (Cr); “Museo nazionale della scienza e della tecnica L. da Vinci”, Milano. 

Museo Civico della Cilviltà contadina di San Marino Bentivoglio (Bologna)

Museo Civico della Cilviltà contadina di San Marino Bentivoglio (Bologna)

Cultura Materiale e Università.

E’ da notare positivamente che, sempre tra gli anni ’60 e ’70 del novecento, sono aumentati presso le Università italiane i Corsi d’insegnamento dedicati alla storia sociale e/o a quella delle tecniche; in molte situazioni si è dato avvio a dei corsi monografici  il cui argomento, a prescindere delle denominazioni ufficiali, ha investito questioni di storia economica o economica-sociale.

L’attività di studio a livello universitario non è rimasta in genere  nel chiuso degli Atenei e non è divenuta patrimonio solo di una ridotta schiera di studiosi: in varie occasioni invece ha prodotto notevole materiale bibliografico di tipo specialistico e/o di ampia diffusione. In alcuni casi lo studio svolto all’interno delle Università ha anche avuto riscontro in altre iniziative esterne, quali ad esempio il costituirsi di Centri studi periferici e, soprattutto, l’organizzazione di raccolte ragionate e ordinate (dette più o meno impropriamente “Musei”) di oggetti riguardanti aspetti particolari della vita sociale dei tempi precedenti.

l'ingresso della Casa Museo di Antonio Uccello a Palazzolo Acreide (Siracusa)

l'ingresso della Casa Museo di Antonio Uccello a Palazzolo Acreide (Siracusa)

Ad esempio il “Museo Lombardo di storia dell’agricoltura” di Sant’Angelo Lodigiano (Lo), è stato costituito dalla facoltà di Agraria di Milano e hanno collaborato alla sua costituzione gli studiosi delle quattro Università di Milanesi. Ideato nel 1971, sull’esempio di altre analoghe esperienze straniere, sin dall’inizio ha adottato un rigoroso orientamento scientifico per la scelta del materiale da recuperare e per l’organizzazione delle esposizioni; è stato definitivamente realizzato a partire dal 1979, quando ha ampliato la propria sfera di interessi e attività. Attualmente è in corso la trasformazione in “ecomuseo” ed è riconosciuto dalla Regione Lombardia come “Ente di ricerca e divulgazione per la bonifica dell’ambiente sotto il profilo dell’aria e del clima”.

Un altro esempio, da noi vissuto da vicino, è l’iniziativa di alcuni docenti dell’Università degli Studi di Urbino i quali, impegnati nello studio e nell’insegnamento della Cultura Materiale, hanno costituito a Senigallia (An) un Centro Studi dedicato alla storia della “Mezzadria nelle Marche”; in pochi anni il Centro ha svolto una buona attività bibliografica (pubblicazione di ricerche sul tema) e, soprattutto, ha raccolto e ordinato con criterio scientifico molto materiale (attrezzi, oggetti d’uso comune) necessario per approfondire lo Studio della “Storia della Mezzadria”; contemporaneamente hanno dato vita, nel vicino borgo di Morro d’Alba (An), ad una raccolta molto interessante denominata “Utensilia”, raccolta che ha lo scopo di illustrare in quali modi si è sono utilizzate le varie materie prime a disposizione del mezzadro (pietra, ferro, legno e altre essenze vegetali) per produrre i vari utensili e quale è stata la loro evoluzione nel tempo. Anche in questo caso il Centro Studi ha assunto, per volere dell’Amministrazione locale, la denominazione di Museo; per imponenza e rigore scientifico attualmente si affianca ai più importanti musei demoantropologici italiani, documentando il lavoro e la vita del mezzadro dal XIX secolo agli anni sessanta del XX secolo.

Museo del Lino di Pescarolo ed Uniti (Cremona)

Museo del Lino di Pescarolo ed Uniti (Cremona)

Il Laboratorio G.C. Ferracina di “Terra Antica”

Nel 1983 un coltivatore diretto di Favaro, nella cui azienda si recavano spesso scolaresche per osservare l’allevamento dei bovini, fece la seguente riflessione: “i bambini visitano spesso la stalla, guardano le mucche, sono attratti dall’applicazione di alcune tecniche moderne di lavoro, quali la mungitura elettrica, però alla fine della visita non si rendono contro della vita e del lavoro che la mia famiglia ha compiuto in tanti anni per raggiungere la situazione attuale”; inutilmente sull’aia aveva messo in esposizione (seppure in modo disordinato) tanti macchinari agricoli ormai in disuso, ma erano arrugginiti e forse per questo non meritavano attenzione. E allora il nostro coltivatore diretto concluse la sua riflessione con questa frase: “qui ci vorrebbe un museo!”  Si, un Museo per conoscere la Storia dell’agricoltura e la storia dei contadini, e partendo da questa constatazione si è pensato di costituire un’Associazione Culturale volontaria la quale, come finalità,  si è prefissa di raccogliere ogni tipo di documenti riguardanti la Storia del territorio e di dar vita ad un Centro di raccolta di tutte le documentazioni, in particolare della Cultura Materiale, in attesa che fosse costituito il Museo del Novecento di Mestre. Così venti anni fa è nata “Terra Antica” che negli anni ha organizzato diverse Mostre finalizzate anche al recupero dei materiali: “Polenta e latte”, “Dall’Uva al Vino” (sette edizioni con diverso materiale esposto), “L’artigianato rurale”, “Formazione dei Centri Urbani”, “Sotto la neve pane”, ecc.

Museo di archeologia, etnologia e folklore "R. Corso" a Palmi (Reggio Calabria)

Museo di archeologia, etnologia e folklore "R. Corso" a Palmi (Reggio Calabria)

Il materiale recuperato è stato ordinato ed esposto presso il “Laboratorio di documentazione storica Ferracina” (vedi), cercando di evidenziare i maggiori aspetti  della vita della popolazione del territorio prima degli anni ’60 del novecento.

E il Museo di Mestre? Siamo ancora in attesa.


Bibliografia:

– BUCAILLE R./PESEZ J.M. – Cultura materiale in Enciclopedia, Torino, Einaudi, 1977

– W.KULA, J. KOCHANOWICZ, Contadini, in AA.VV., Enciclopedia, Torino, Einaudi, 1977 

–  W. KULA, Problemi e metodi di storia economica, Milano, 1972

–  M. DEAN/G. PEDROCCO, in Il Lavoro dei Contadini, Milano, Longanesi 1980

– AA.VV  in Campagna e industria, I segni del lavoro, Milano, TCI 1981

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Fossi e cavezagne, benedisse le campagne.

— Proverbio veneto raccolto da Cristoforo Pasqualigo (1882)

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