Favaro Veneto 1946 – Il mito dell’autonomia amministrativa

RICERCHE

Favaro Veneto 1946 – Il mito dell’autonomia amministrativa

di Ettore Aulisio

1. La soppressione del Comune di Favaro Veneto (1926)
Il 24 agosto 1926 divenne esecutivo il Decreto Governativo col quale si sopprimevano i Comuni di Mestre, Chirignagno, Zelarino e Favaro Veneto e si stabiliva la loro aggregazione quali frazioni amministrative al Comune di Venezia.
Da quella data a Favaro, in sostituzione degli Uffici municipali, entrò in funzione l’Ufficio frazionale che poteva operare in base alle deleghe allo stesso conferite dal Commissario del Comune di Venezia, in particolare a quelle relative all’Anagrafe e allo Stato Civile.
Facevano parte della nuova frazione tutte le località già incluse nei confini dell’ex Comune (Favaro, Terzo-Tessera, Campalto, Dese, Ca’ Solaro e Ca’ Noghera).

2. Il movimento separatista (1946)
Nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale sorse a Favaro un Comitato Cittadino che rivendicava la separazione della frazione dal Comune di Venezia e la ricostituzione del soppresso Comune amministrativo.
Il Comitato cittadino separatista ebbe al suo sorgere il sostegno e l’approvazione dei principali Partiti allora esistenti nel territorio: DC, PCI, PSI, non quella però del sindaco comunista di Venezia, l’avv. Giobatta Gianquinto, il quale fu sempre contrario ad ogni forma di separazione della città terraferma dalla città lagunare, sia che si trattasse dell’amministrazione municipale, sia che riguardasse l’organizzazione del suo stesso partito politico.
Il Sindaco Gianquinto ebbe modo di esprimere la sua contrarietà alla separazione amministrativa anche in alcune lettere inviate ai dirigenti del PCI di Favaro, i quali, seppure controvoglia e non certo per intima convinzione, ritirarono il loro appoggio al Comitato Cittadino che non fu più in grado di portare avanti le rivendicazioni separatiste.
Dal punto di vista amministrativo la situazione rimase quindi la stessa di quella decretata nel 1926: Favaro continuò ad essere una frazione del Comune di Venezia e solo sede della Delegazione municipale.
A partire dagli anni settanta del ‘900, in attuazione della politica comunale di decentramento amministrativo, alla frazione fu riconosciuta una certa autonomia ed alcune competenze amministrative che divennero negli anni sempre maggiori (istituzione prima del”Quartiere” e poi – nella prospettiva della costituzione della Città Metropolitana di Venezia – della “Municipalità di Favaro Veneto”).

3. I mutamenti socio economici nella frazione (1926 – 1946)
Nel periodo 1926 – 1946 la situazione ambientale, economica e demografica della frazione mutò notevolmente: le opere di bonifica attuate a Dese e a Terzo-Tessera avevano permesso un notevole sviluppo delle attività agricole con il formarsi anche di grandi Aziende agricole di tipo capitalistico e lo sviluppo di attività artigianali legate all’agricoltura.
Le borgate – soprattutto Favaro e Campalto – in seguito alla costruzione del Porto Industriale di Marghera avevano registrato un notevole aumento demografico (molte persone della frazione lavoravano nelle industrie) e – coinvolte nel processo di inurbamento di tutta la terraferma -, avevano perso in parte la vecchia identità rurale (nel 1945 dai registri scolastici di Favaro risulta che la maggioranza dei genitori degli alunni era impiegata in attività lavorative non agricole)
In venti anni il numero degli abitanti si era praticamente triplicato e numerosi erano i nuclei familiari provenienti da altre località, anche dell’Italia meridionale.

Nasce e si espande l'area industriale di Porto Marghera

Nasce e si espande l’area industriale di Porto Marghera

4. I motivi della richiesta di autonomia amministrativa (1946)
Oggi, a distanza di circa 80 anni, non è possibile indicare con precisione quali erano i reali motivi per cui si chiedeva nel 1946 la separazione della frazione dal Comune di Venezia e di nuovo l’istituzione del soppresso Comune.
In mancanza un’adeguata documentazione (anche orale) si possono fare solo alcune supposizioni.
– Innanzi tutto si può pensare che i promotori del Comitato Cittadino ritenevano che l’Amministrazione Comunale di Venezia non seguisse con la dovuta attenzione le problematiche della frazione; essi erano convinti che ciò sarebbe stato invece possibile da parte di amministratori locali più vicini ai problemi del territorio e della popolazione.
– Si può anche pensare che il Comitato Cittadino si fosse costituito per tutelare gli interessi economici di una parte dei cittadini, soprattutto di coloro che possedevano grosse Aziende agricole e terreni da destinare allo sviluppo edilizio.
– Non è da escludere infine che alla base della richiesta della separazione amministrativa ci fossero solo dei sentimenti che carattere campanilistico e che si voleva sanare il “torto” subito nel 1926 da parte di Governo autoritario.
Da un esame degli atti amministrativi del Comune di Favaro conservati presso l’Archivio Municipale di Mestre risulta quanto segue:
– Sino al 1920 il Consiglio Comunale era eletto da un ridotto numero di elettori ed era composto quasi esclusivamente da proprietari terrieri, spesso dimoranti in altri Comuni, e da pochi commercianti/piccoli possidenti (solo per un breve periodo svolse le funzioni di consigliere comunale un insegnante non possidente);
– Nel 1920 il Consiglio Comunale, grazie all’introduzione del suffragio universale maschile, fu eletto da un più vasto corpo elettorale e tra i consiglieri erano presenti alcuni artigiani non possidenti;
– Nel 1890 la carica di Sindaco divenne elettiva: da quell’anno nessun Sindaco riuscì a portare a termine il suo mandato a causa dei forti contrasti esistenti fra i consiglieri/possidenti: in circa trent’anni furono eletti un numero considerevole di Sindaci (Mazzetti 3 volte, Mandricardo, Da Re, G. Costa 2 volte; Cavani 2 volte, Fornoni 2 volte, Battistella, Gottardo) che restarono in carica alcuni per due o tre anni, altri per pochi mesi, altri ancora per qualche settimana); in due occasioni il Prefetto fu costretto a nominare un Commissario. Per lunghi periodi, essendo la carica di Sindaco vacante, il Comune fu amministrato dalla sola Giunta Municipale (in alcune occasioni per diversi mesi).
– Nel 1915 e nel 1916 l’Amministrazione Municipale fu sull’orlo del fallimento finanziario in quanto gli amministratori/possidenti da vari anni avevano redatto dei Bilanci Comunali non veritieri e comunque non indicanti le reali risorse finanziarie municipali (ad esempio non si era provveduto ad applicare l’imposta sul bestiame, cioè della maggiore entrata per casse comunali). In quell’occasione il Prefetto nominò un Commissario “ad acta “ con il compito di redigere correttamente il Bilancio comunale.
– A partire dal 1890 la popolazione comunale crebbe costantemente (salvo nel periodo bellico) grazie soprattutto all’immigrazione di manodopera utilizzata per la coltivazione di terreni sino allora improduttivi, e anche per l’aumento delle persone che giornalmente si recavano per lavorare da Campalto a Venezia. Le condizioni economiche e sanitarie di gran parte della popolazione (agricoltori, braccianti agricoli, operai, ecc.) continuarono ad essere scadenti e divennero pessime durante la crisi economica del 1912/13. In quegli anni una grave epidemia di colera colpì gran parte della popolazione da sempre soggetta alla malaria, alla pellagra e ad altre malattie infettive (tifo, vaiolo, tbc).
– Nel 1903 fu costruita la nuova Scuola di Tessera (via Pinerolo) che risultò subito insufficiente alle esigenze della popolazione in continuo aumento; in alcuni casi le classi erano pletoriche (nel 1906 una classe a Dese era composta da 102 alunni!) furono ospitate in locali di fortuna (baracche, canoniche, ecc.); sino al 1926 non ci fu nessun stanziamento per la costruzione di nuovi edifici scolastici.
– A causa delle cattive condizioni sociali in cui versava gran parte della popolazione si verificarono varie manifestazioni di protesta anche con l’occupazione della sede municipale e, in un’occasione, con la minaccia di darla alle fiamme.

Municipio di Favaro Veneto

Municipio di Favaro Veneto

5. Nel nuovo Comune di Venezia
Dopo il 1926 il Comune di Venezia tra l’altro provvide invece all’ampliamento dell’edificio municipale di Favaro capoluogo utilizzato quasi interamente come scuola elementare, alla costruzione delle scuole elementari di Campalto, di Dese e di Tessera, all’istituzione della Scuola materna di Favaro; per conto della provincia fu costruita la caserma dei carabinieri.
Il Consorzio Dese Sile completò la bonifica idraulica delle campagne di Tessera e Dese (in alcune zone – Ca’ Noghera e Campalto – le operazioni di bonifica terminarono dopo la 2^ Guerra mondiale).

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Venezia mi pare una sepolcro dove ci frugano i becchini per ispogliare un cadavere –

— Ippolito Nievo, Le confessioni d’un italiano

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