I valori dell’area “Cavergnago – Paleoalveo del Marzenego”

RICERCHE 3

I valori dell’area “Cavergnago – Paleoalveo del Marzenego”

Fig. 1 Carta I.G.M. 1972 che individua il territorio prima della sua recente trasformazione

Con la presente scheda si vuole individuare e descrivere gli elementi storici, archeologici, naturalistici, che rendono peculiare l’area di “Cavergnago – paleoalveo del Marzenego”, sommariamente compresa tra l’abitato di via Bissuola e il fiume Marzenego – Osellino e delimitata ad est dal quartiere “Pertini” (cfr. fig.1).

Si ritiene tale contesto territoriale meritevole del massimo grado di tutela e valorizzazione ambientale.

Nota storica

Sul piano storico le anse ‘fossili’ del tracciato fluviale (cfr. fig.2) testimoniano un segno residuo, ma importante, di identità di questo territorio; questo ed altri tracciati fluviali oggi scomparsi, risalenti al sistema estuariale del fiume Marzenego rimaneggiato profondamente dalla Repubblica Serenissima (1783-84), hanno probabilmente condizionato l’assetto storico di questo territorio per cui si sono originati alcuni singolari toponimi (Bissagola, Bissa, Bissuola).

Fig. 2: Carta XVI° sec. con il vecchio alveo del fiume Marzenego e l’alveo della “fossanuova” detta poi Canale Osellino

Il “Taglio Nuovo” dell’Osellino è l’opera idraulica che ha modificato l’aspetto dei luoghi oggetto della nostra attenzione. Ideato e realizzato dal famoso ingegnere Scalfuroto responsabile del “Cattastico di tutti li Beni compresi nelle Ville e Communi DELLI TERRITORI DI MESTRE E TORCELLO” scrupoloso osservatore e risolutore dei problemi idraulici della terraferma fra Mestre e Treviso.

Come ipotizzato in alcuni studi, il sito può aver ospitato l’antico Porto di Cavergnago, attivo a Mestre fino al XV secolo, e ben documentato anche da antichi manoscritti (donazione dell’ Imperatore Ottone III) e ancora citato per una concessione di diritti sul porto del 1101: il vescovo di Treviso concede al doge Pietro Orseolo il diritto di costruire nel borgo di Cavergnago e di godere di parte dei diritti e dei dazi che si riscuotevano nel porto sulle merci.

Si ricorda inoltre la prossimità del Porto di Cavergnago alla via Consolare romana Annia (riportata nelle cartografie moderne col nome di “strada di Orlando”), bene archeologico che giunge a noi con tracce di primaria importanza tanto che esiste un progetto di legge per la sua valorizzazione (Norme per la tutela e il recupero del percorso dell’antica via Annia e istituzione del parco archeologico).

 

Fig. 3: Elemento del fotopiano del Comune di Venezia (1996) con segnato in azzurro il vecchio alveo del fiume Marzenego e in giallo il tratto della strada citata in relazione

Descrizione del luogo notevole

All’altezza dell’attuale via del Miglio (cfr. Fig. 3) si diparte in direzione sudovest un percorso singolarmente rettilineo che punta all’area notevole del paleoalveo visibile in successive cartografie (dal Catastico Scalfuroto, alle carte IGM XIX° sec.) fino alle più recenti carte tecniche regionali (cfr. Figg. 4, 5)

 

Fig. 4 Carta della Villa di Cavergnago tratta dal Cattastico Scalfuroto: vi si rinviene il segno della rettifica dell’alveo del Marzenego che poi fu realizzata su sua proposta.

 

 

 

 

 

 

 

Fig. 5 a: Mappa in bianco e nero della seconda metà del XIX sec.(Archivio Municipale di Mestre, Strade ed Acque, Strade comunali, b. 500) dove vi figura il tracciato dell’ alveo abbandonato del fiume Marzenego

 

 

 

Fig. 5 b: Carta militare colorata di Von Zach (1798-1805) dove vi figura il tracciato dell’ alveo abbandonato del fiume Marzenego

Fig. 5c: Carta dell’ Istituto Geografico Militare del 1887 dove vi figura ancora evidente il tracciato del vecchio alveo del fiume Marzenego

Il sedime stradale (evidenziato in colore giallo nel fotopiano [Fig. 3]) lungo circa 400 m, misura mediamente m 2 di larghezza ed è affiancato da due fossati di significativa sezione (≈ m 2) che testimoniano la rilevanza del complesso viario (cfr Fig. 6).

 

Fig. 6 Foto della strada e della rigogliosa vegetazione forestale che la adombra nel percorso

In alcuni punti affiorano pietre in trachite che sembrano suggerire la possibile preesistenza di una pavimentazione (cfr. Fig 7).

Si sottolinea inoltre che dove le pratiche agricole hanno prodotto l’alterazione di tale percorso sono rinvenibili numerosi elementi lapidei probabili tracce della massicciata stradale. (cfr. Fig. n.7)

Fig. 7 Foto dell’elemento lapideo ritrovato nel fossato adiacente alla strada segnalata

 

Nella cartografia IGM del 1887 (cfr. Fig. 5) il percorso arriva evidentemente fino alle anse del paleoalveo del Marzenego (riproposte in azzurro nel fotopiano in Fig. 3) rettificato dai lavori ideati e realizzati dalla Repubblica Serenissima nel 1784 su progetto del Scalfuroto. (cfr. allegato n. 1 descrizione della realizzazione della rettifica fluviale)

Ancora sul piano archeologico si rammentano da un lato i ritrovamenti avvenuti (cfr. all. n. 2) nella vicina via della Crusca (fra cui una macina circolare in trachite, basamenti di colonna, un frammento in pietra raffigurante un satiro, ecc.), dall’altro la possibile presenza di ulteriori resti di infrastrutture portuali (darsene, edifici vari, ecc.) che potrebbe essere facilmente verificata con indagini non impattanti e poco costose (georadar).

Sul piano naturalistico lungo l’asse della citata via e nelle adiacenze agricole, si rileva la presenza di importanti specie floristiche e faunistiche segnalate da studiosi locali (Massimo Semenzato, Michele Zanetti, Giuseppe Sartori) e una copertura vegetale del soprassuolo di discreta importanza per numero di esemplari e composizione; il tratto del percorso sopra citato risulta continuativamente ricoperto da tale compagine vegetazionale da attribuire speditivamente ad una facies igrofila del Querco-carpinetum boreoitalicum per altro presente con una importante testimonianza nel sito di Carpenedo.

 

Elementi forestali riconosciuti in situ

Ulmus minor (Olmo)

Quercus robur (Farnia)

Salix alba (Salice bianco)

Celtis australis (Bagolaro)

Sambucus nigra (Sambuco)

Crategus monogyna (Biancospino)

Populus nigra (Pioppo nero)

Acer campestre (Acero campestre / Oppio)

Corylus avellana (Nocciolo)

Laurus nobilis (Alloro)

Cornus sanguinea (Sanguinella)

Ligustrum vulgare (Ligustrello)

Ficus carica (Fico)

Platanus acerifolia = ibrido orientalis X occidentalis; da verificare) (Platano) (da segnalare per dimensioni un esemplare di sicuro valore storico)

Morus alba (Gelso)

Prunus sp.

Naturalmente molte delle specie segnalate sono retaggi di evidente utilizzo antropico dell’area; non da meno altre segnano un certo legame con la vegetazione forestale spontanea e tipica dei luoghi umidi della pianura.

 

Elementi floristici del sottobosco

Lamium sp.

Nelle aree viciniori alla strada descritta e prossime al complesso scolastico provinciale essendo l’altimetria dei suoli mediamente più elevata si rinviene una compagine floristica tipica di soprassuoli assolati ed più aridi ascrivibile ad un ecositema di prateria (cfr. fig. 3 lett. A).

In proposito Zanetti scrive :

Le praterie stabili, caratterizzate da una copertura compatta di graminacee prevalenti (Generi Poa, Lolium, Dactylis, Bromus, Arrenatherum, Avena, etc.), alternate a composite (Generi Leucanthemum, Taraxacum, Tragopogon, Centaurea, etc.), labiate (Generi Salvia, Lamium, etc.) e leguminose (Generi Coronilla, Trifolium, Lotus, Vicia, Onobrychis, etc.), presentano un interesse naturalistico elevatissimo in quanto ambienti residuali e in via di scomparsa e per questo ambienti di rifugio di una biodiversità (piante erbacee, insetti, ragni, anfibi, rettili, passeriformi e micromammiferi) altrimenti destinata a scomparire dal contesto della bassa pianura circumlagunare. La loro conservazione, mediante pratiche di sfalcio tardivo, che garantiscano fioriture e nidificazioni, costituisce pertanto un adempimento primario per gli enti preposti al governo del territorio. La trasformazione delle praterie in boschi o, peggio, in colture legnose da biomassa come prevede la legge regionale 13, costituisce pertanto un danno grave alla naturalità della bassa pianura del Veneto.

Il caso dei prati che si estendono presso la sponda sinistra del Marzenego, alla periferia orientale di Mestre (a sud del quartiere Bissuola e in prossimità delle aree Calzavara e Cavernaghi), risulta a questo proposito emblematico”.

Elementi floristici della prateria

Leucojum aestivum (Campanelle maggiori, specie in via di scomparsa dalla pianura veneta)

Anacamptis pyramidalis (Orchide, specie rara nella Pianura Veneta)

Ophrys apifera (Ofride fior-d’api, specie rarissima nella Pianura Veneta)

Dianthus armeria (Garofano a mazzetti, specie tipica dei querco-carpineti, rara nella Pianura Padana)

Aristolochia clematitis (Aristolochia clematite)

 

Fig. 8 Foto dell’ Anacamptis pyramidalis, Orchidea ritrovata nei prati aridi a sud del complesso scolastico provinciale adiacente all’area segnalata

 

Nelle parti dell’area contermini ai paleoalvei del Marzenego si riscontra la tipica flora delle zone umide che evidenzia i già descritti elementi geomorfologici dell’antico assetto idrologico.

 

Elementi floristici delle zone depresse e paleoalvei

Fragmites australis (Canna palustre)

Iris pseudoacorus (Giaggiolo acquatico)

Typha (Mazzasorda)

Il complesso delle aree si presenta nella parte rivolta a sud come una area agricola assolata attraversata da scoline e fossi con rade alberature e coltivata estensivamente con piantagioni di tipo agroindustriale (mais, soia, colza, ecc.).

La parte corrispondente alla strada sopra descritta assume connotati ecologici più simili ad aspetti forestali seppur limitati nell’estensione. Pertanto dal punto di vista faunistico le presenze animali si differenziano rispetto agli ambienti brevemente descritti.

Elementi faunistici osservati nell’area

UCCELLI

Columba palumbus (Colombaccio, nidificante)

Streptopelia decaocto (Tortora dal collare orientale, nidificante)

Garrulus glandarius (Ghiandaia, nidificante)

Turdus merula (Merlo, nidificante)

Picoides major (Picchio rosso maggiore, nidificante)

Sylvia atricapilla (Capinera, nidificante)

Parus major (Cinciallegra, nidificante)

Hirundo rustica (Rondine comune, nidificante)

Delichon urbica (Balestruccio, nidificante)

Falco tinnunculus (Gheppio)

Accipiter nisus (Sparviero)

Buteo buteo (Poiana);

 

Sono altresì segnalati in questi ambienti

ANFIBI

Hyla intermedia (Raganella italica)

Rana sk. esculenta (Rana verde)

Bufo viridis (Rospo smeraldino)

 

RETTILI

Coluber viridiflavus (Biacco)

Natrix natrix (Biscia dal collare)

Natrix tessellata (Biscia tassellata)

Podarcis muralis (Lucertola muraiola)

Anguis fragilis (Orbettino),

Emys orbicularis (Testuggine palustre).

 

MAMMIFERI

Talpa europaea (Talpa)

Crocidura suaveolens (Crocidura minore)

Erinaceus europaeus (Riccio europeo occidentale)

Terricola savii (Arvicola del Savi)

Apodemus sylvaticus (Topo selvatico)

Martes foina (Faina)

Meles meles (Tasso).

Dagli elementi descritti si può comprendere che le componenti biologiche sono di certa rilevanza per il contesto periurbano per cui ne consegue che il “ livello di biodiversità risulta assai elevato e colloca l’area tra i siti più vocati alla conservazione della naturalità propria dei territori della periferia agro-forestale di Mestre e della fascia di gronda lagunare.” (M. Zanetti)

Le condizioni critiche

L’area è interessata da previsioni di nuova urbanizzazione, da realizzare con strumenti di pianificazione attuativa (PEEP) che, se attuate, altererebbero definitivamente lo stato descritto dei luoghi e comprometterebbero una loro possible valorizzazione storico-ambientale che riqualificherebbe l’attuale contesto urbano.

Tali previsioni sono la conseguenza di una inadeguata analisi territoriale effettuata in momenti in cui non era sviluppata l’attenzione verso l’ambiente agricolo e gli elementi storici che può ancora celare.

La proposta

Le Associazioni firmatarie di questa segnalazione considerati i nuovi elementi conoscitivi sopra citati propongono alle Autorità in indirizzo, l’individuazione di un’area di tutela ambientale sia per gli aspetti storico-archeologici che per quelli legati al paesaggio naturale (componenti floro-faunistiche e geomorfologiche) previa verifica di quanto esposto.

Pertanto si presenta in questa sede una prima ipotesi di individuazione dell’area da tutelare (cfr. Fig. 9)

 

Fig. 9 Perimetrazione del sito notevole sulla base della Cartografia del P.R.G.vigente

 

Tale opzione comporta la revisione urgente della strumentazione urbanistica vigente.

Oltre alla tutela dei luoghi le Associazioni sono favorevoli alla progettazione ambientale che ne valorizzi le preesistenze segnalate, evidenziando in particolare il tracciato del paleoalveo del Marzenego, ripristinando l’ecosistema umido, raccordandolo al complesso delle reti ecologiche provinciali, consentendo infine una fruizione sostenibile da parte della cittadinanza.

Sembra utile segnalare che, per quanto riguarda in particolare la prospettata apertura del paleoalveo dell’Osellino, non va trascurata la sua utilità sia per ragioni di sicurezza idraulica, per l’aumentata capacità di invaso prodotta dal nuovo alveo, sia per il miglioramento della qualità dell’acqua (che poi sfocia in laguna) risultante dalle aumentate capacità autodepurative del nuovo alveo opportunamente rinaturalizzato.

Per le medesime finalità e con analoghe metodologie il Consorzio Dese Sile ha recentemente operato nel territorio comunale e provinciale con l’utilizzazione di fondi della “Legge Speciale per Venezia””.

 

 

Bibliografia

1. Quaderni del Centro Studi Storici di Mestre N. 7-8, Relazioni e comunicazioni di AA. VV (1965-66): Il porto di Cavergnago di Luigi Brunello p. 36

2. Zanetti M., 1985, Boschi e alberi della Pianura Veneta Orientale, Nuova dimensione, Portogruaro

3. Zanetti M., 1986, Il fosso, il salice, la siepe, Nuova Dimensione, Portogruaro

4. Zanetti M., 1988, Flora notevole della Pianura Veneta Orientale, Nuova Dimensione, Portogruaro

5. Zanetti M. (a cura di), 1997, Atlante della flora notevole della Pianura Veneta Orientale, Ediciclo, Portogruaro

6. Zanetti M., 1989, Il bosco Olme’ di Cessalto, Amm.ne Comunale di Cessalto TV

7. Centro Studi Storici di Mestre – Archivio di Stato di Venezia: “Cattastico di tutti li Beni compresi nelle Ville e Communi DELLI TERRITORI DI MESTRE E TORCELLO di Tomaso Scalfuroto”. Riproduzione anastatica 2003

 

 

 

 

ALLEGATO 1

Descrizione del Scalfuroto sulle opere da intraprendere nella quale si cita il raddrizzamento delle anse del Marzenego.

E per un più facile smaltimento alle acque del tronco più importante, che è l’alveo dell’Oselin inferiormente a Mestre, si suggerisce il raddrizzamento di esso fiume mediante un taglio della lunghezza di circa un miglio, da farsi esso taglio per togliere una continuazione di viziose svolte, che possono riconoscersi per una delle principali cause del ritardo all’affluenza dei corso e del ristagno delle acque in quelle basse situazioni, che incessantemente vi producono atterrazioni e perciò allagamenti delle campagne e strade con insalubrità dell’aria. Questo taglio di poco accresce la spesa che sarebbe per importare la necessaria escavazione di quella parte di alveo, per la maggior brevità della linea che gli farebbe acquistare, benché per esso abbisogni far l’acquisto dei terreni, per i quali deve soprapassare. Ma essi terreni, alla riserva di un piccolo tratto di arativo basso, tutti i restanti sono del genere dei prativi bassi e paludi. Perciò neppure la loro qualità può a molto far accrescere il prezzo e poca considerazione può aversi ad occuparli.

Non posso tacere che, riguardo alla grandezza ed all’importanza dell’affare, non sono da trascurarsi, né dilazionarsi alcune delle proposte operazioni- tutte essendo necessarie unitamente a conseguire l’intiero effetto che viene contemplato. Il tempo da eseguire, con il minor incomodo possibile e spesa, le dette operazioni sarebbe quello dell’invernata per le parti inferiori dei fiumi e dell’estate ed in ogni altro tempo per gli altri scoli e per le parti superiori dei fiumi stessi. La spesa generale per tutte le escavazioni e rinforzi degli argini da farsi, compresa l’e-scavazione del suddetto taglio, si calcola poter ammontare a ducati 40095, la quale in parte potrebbe essere diminuita omettendo la maggior parte dell’escavazione del taglio dell’Oselin dal secondo passo di Campalto sino alla foce, nel qual tratto, alla riserva di un dosso che esiste al Passo di Tessera, non vi è quell’imbonimento ed ingombro di alveo che porti una imminente necessità di escavazione, come nelle altre parti.

I campi, che ne risentiranno benefìcio da questa proposta generai escavazione e regolazione di detti fiumi ed alvei per la felicità dei foro scoli, formano un Circondario di campi 76162 circa, compresi nelle Ville e Comuni dei Territori di Castelfranco, Noal, Treviso, Mestre e Torcello, come dimostrano le sopracitate mappe e catastici, i quali dovrebbero sottostare ad un ripartito aggravio della sopradetta spesa, oltre tutti gli stabili dei Castelli e Borghi di Mestre e Noal, che anche questi ne verranno a risentire beneficio per la salubrità dell’aria.”

 

ALLEGATO 2

Lettera della Soprintendenza Archeologica di Padova che riscontra il ritrovamento di alcuni significativi reperti in località Bissuola non distante dai luoghi oggetto della presente segnalazione.

 

Lettera della Soprintendenza Archeologica di Padova sui ritrovamenti a Bissuola

 

ALLEGATO 3

Fotografia riprendente i reperti archeologici rinvenuti nel sito denominato Villa Crusca in località Bissuola.

 

I reperti archeologici romani rinvenuti nei pressi di Cavergnago

 

 

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Si come ogni regno in sé diviso e disfatto, così ogni ingegno diviso in diversi studi si confonde e indebolisce.

— Leonardo da Vinci, Codice Arundel 263 (1478-1518), Folio 180 verso.

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