FASEMO FILO’
Leggende del Primiero
di Ettore Aulisio
“Il giovane pastore Siror e le Guane del Cismon”
Le Guane del Cismon
Erano tre ragazze stupende quelle che ogni estate arrivavano in Primiero ad offrire dei mazzolini di fiori alla gente, sorridendo ma senza parlare. Fiori che nessuno aveva mai visto sino allora.
Il paese era piccolo e, come si sa, la gente mormorava e si raccontavano strane storie sul loro conto: c’era chi sosteneva che non fossero esseri umani, alcuni ipotizzavano addirittura fossero Guane (lontre), altri pensavano che vivessero nei fiumi della vallata.
Un giovane pastore di nome Siror si innamorò follemente di quella delle tre ragazze che aveva lunghi capelli color dell’oro.
Un giorno Siror decise di scoprire dove abitassero le tre fanciulle: giunta la sera non rientrò a casa sua, ma si nascose e le seguì da lontano. Quale fu la sua sorpresa quando vide le ragazze fermarsi sulle rive del torrente Cismon, tuffarsi e nuotare allegre, trasformandosi poi pian piano in belle lontre!
Il povero Siror gettò un urlo e cadde a terra svenuto.
Le Guane nuotarono fino alla riva, uscirono dal torrente e trasformandosi nuovamente in donne, accorsero presso il giovane. Quella dai capelli d’oro accarezzò a lungo il giovane esanime e lo baciò sulle guance, sulla fronte, sulle labbra.
“Perché hai voluto seguirmi fin qui?”, sussurrò la Guana piangendo. “Adesso che il nostro segreto è stato scoperto, non potremo più vederci. Saremo costrette a vivere per sempre come lontre. Ti ricorderai, tu, di me?”
Le altre due staccarono la fanciulla dal corpo del pastore e la trascinarono in acqua, sparendo fra i flutti. Al mattino dopo Siror si alzò con un sospiro triste, fece per girarsi e tornare a casa e si accorse che l’intero prato sul quale aveva dormito era ricoperto di fiorellini azzurri. Si voltò e là, in mezzo al torrente, c’era una leggera pennellata di schiuma color dell’oro. Una voce flebile gli sussurrava: “Non ti scordar di me… Non ti scordar di me ……”.
Il giovane pastorello decise allora di non allontanarsi più da quel luogo sempre sperando di rivedere la sua dorata Guana; si costruì una casa, con un orto e un recinto per pecore e capre” la gente dei dintorni la chiamava la casa di Siror e lì vicino vennero ad abitare altre persone, tutte con la speranza che il prodigio si ripetesse. Intanto i pascoli intorno ogni anni si ricoprivano di un’infinità di piccoli fiori, soprattutto azzurri, che le Guane portavano silenziose in estate ogni notte di Luna Piena. Intorno alla casa di Siror sorse un piccolo paese, vi vennero ad abitare anche legnaioli trentini e minatori tedeschi. Da allora il nuovo abitato prese il nome di SIROR.
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“ Quanto fur grandi le tue mura il sai,
Venetia, hor come le s’attrovan vedi;
e s’al periglio lor tu non provedi
deserta e senza mura rimarrai.
Li fiumi, e ‘l mar, e gl’huomeni tu hai
per hinimici, e ‘l provi, e non lo credi:
non tardar, apri gli occhi, e muovi i piedi
che volendol poi far, tu non potrai.
Scacci i fiumi da te, le voglie ingorde
de gl’ huomeni raffrena, e poscia il mare
restato sol, sempre t’harà obedita.
Deh non aver l’orecchie al tuo ben sorde,
perché con gran ragion ti vò affermare
che il ciel ti diè ne l’acque eterna vita.”