Marubio

VOCABOLARIO LAGUNARE

Marubio

di Pino Sartori

La prima volta che ho sentito questa parola senza averla mai sentita prima, mi ha suscitato la sensazione e l’ immagine  di un imprevisto ed inatteso incontro di certa gravità, ma non con una persona,   bensì con una situazione, con un evento ambientale indefinito.

La parola faceva parte del testo della più nota canzone* in lingua del musicista popolare veneziano degli anni ’70, Alberto D’Amico contenuto nel suo più famoso long playing “Ariva i barbari”.

In bocca al personaggio raccontato dal musicista la stessa sensazione che ho provato nel sentire questa parola: spavento da imprevisto che aggrava un momento già difficile!

In fuga in barca dai barbari per mettere al sicuro gli affetti più cari, si trova anche ad affrontare il “marubio” in laguna  che non è una situazione piacevole  come illustrano benissimo le foto.

L'inconbente ed imprevisto grave temporale che si è ptersentato in laguna il 17 agosto. (foto di Elisabetta Guerra)

L’incombente ed imprevisto grave temporale che si è presentato in laguna il 17 agosto 2016 (foto di Elisabetta Guerra)

Altro importante temporale che ha atraversato la laguna il il 21 agosto (foto d Silvia Barbon)

Altro importante temporale che ha attraversato la laguna il il 21 agosto (foto di Silvia Barbon)

La voce  oggi è conosciuta soprattutto per questi eventi meteo, ma come si evince dalla lettura del Boerio una volta aveva anche significati aggiuntivi riferiti a cose e a persone.

La voce come appare nel Boerio Dizionario del dialetto veneziano

La voce come appare nel Boerio Dizionario del dialetto veneziano

 

=============================================================

Ariva i barbari (Alberto D’Amico)

Ariva i barbari a cavalo
i gh’à do corni par capelo
xe ‘na valanga che se buta
i gh’à la fame aretrata
i gh’à brusà tuto l’Impero
scampemo che i ne vol magnar.

Scampemo scampemo portemo le vache
le strasse i peoci i gati le oche
monté tuti in barca ve spenso col remo
sté fermi sinò se rebaltemo
stà bona Luisa no state dar pena
te trovo ‘na casa fora in barena
bona Luisa ‘na casa se trova
‘sta note dormimo soto da prova
stà bona coversi el fio che tosse
doman magnaremo polenta e pesse.

E co ‘sta barca e ‘sta laguna
tira la rede che la xe piena
fa pian Luisa che la se sbrega
vien su Venessia el sol la suga
ma vien marubio e i pirati
la nostra orada i s’à robà.

Co le scage i s’à fato ‘na flota veloce
coi spini archi lance e frece
i suqarta i te buta l’ogio che boge
el capo pirata se ciama Doge
e statue e marmi colone e ori
xe roba robada ai greghi e ai mori
i le ciama belesse ma mi gh’ò paura
par un toco de marmo i me manda in guera
nati de cani i xe pieni de schei
e mi e Luisa magnemo fasiòi.

 

==============================================================

“… io noleggerò un altro bastimento, ed andrò ad attenderti a Venezia; questo è un paese libero dove non vi sono da temere nè Bulgari, nè Abari, nè Ebrei, nè inquisitori.”

— Francois Voltaire, Candide

Questa voce è stata pubblicata in Vocabolario lagunare e contrassegnata con , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.