VOCABOLARIO LAGUNARE
Bricola
di Pino Sartori
Uno dei brutti momenti che ho passato nella vita è legato alla conoscenza (strettissima) di questo oggetto elemento indissolubile del paesaggio lagunare, forse anche costitutivo della antica civiltà che ha popolato e dimorato nella laguna.
Avevo 16 o 17 anni e con un amico di gioventù e con suo padre uscivamo con un sandolo a remi, in una bella serata d’ottobre, dalla nuova foce dell’Osellino per recarci nella laguna antistante all’aeroporto di Tessera per una battuta di pesca al fajaroto, cioè con la fiocina e la luce di una lampara a carburo.
Ad una certa ora s’alza un’arietta fresca e decisa che ci fa intravvedere ad occidente nel buio dell’orizzonte un serio temporale (marubio) in avvicinamento.
Presa subito per precauzione la decisione di rientrare, inforcati i remi si comincia a vogare verso casa, ma arrivati sul canale di Tessera, quello che connette Venezia all’aeroporto, incrociamo una lancia taxi che aveva fretta di arrivare allo scalo.
Fortunatamente eravamo prossimi ad una bricola che delimita l’alveo del canale, ci siamo avvicinati ad essa, e piantati i remi sulla velma per fermare il sandolo, abbiamo atteso preoccupati l’arrivo dell’onda provocata dalla criminale corsa del taxi.
L’onda fu talmente alta e forte che rischiò di capovolgere la nostra piccola barca, ed io, inesperto di vita lagunare, inconsciamente e rovinosamente mi abbracciai alla bricola e ai suoi molluschi ospiti procurandomi dolorose escoriazioni alle mani e alle braccia.
Da allora ho capito cosa sono e a che servono le bricole in laguna e la bella e poetica immagine di Alberto Alberti ci dimostra che sono elementi importantissimi per la navigazione nel piatto (quando non sfrecciano i taxi) paesaggio lagunare.
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ALTERNIS IDEM TONSAS CESSARE NOVALIS
ET SEGNEM PATIERE SITU DURESCERE CAMPUM;
AUT IBI FLAVA SERES MUTATO SIDERE FARRA,
UNDE PRIUS LAETUM SILIQUA QUASSANTE LEGUMEN
75 AUT TENUIS FETUS VICIAE TRISTISQUE LUPINI
SUSTULERIS FRAGILIS CALAMOS SILVAMQUE SONANTEM.
trad. di Luca Canali
[Così lascerai riposare ad anni alterni i maggesi falciati, e lascerai indurire col riposo il campo stremato;
oppure, mutate stelle, seminerai i biondi grani dai baccelli crepitanti, o la tenue veccia, o i fragili steli,
piccola selva suonante, dell’amaro lupino.]