FASEMO FILO’ 3
Filastrocche, stornelli e indovinelli che venivano recitati nelle sere d’inverno nelle stalle, quando la gente si ritrovava a filò, o cantati in occasione di alcune feste campestri.
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Canzone a botta e risposta
Io porto scarpe gialle e cravatta nera,
mi pari appena uscito di galera.
Questa strada era un giardino,
ora è diventata un casino !
Tute le barche riva
riva dal mare
quea del mio bene
non riva mai.
Tutte le barche riva a scarpe e soccoi
quea del mio bene xe rose e bocoi !
Ma guarda quel camino, ma come fuma
e vedo l’anima del mio ben che s’acconsuma
el se acconsuma poco
come la legna verde su per il fuoco
Va sustegon da forno
che quando te parli ti
i aseni va torno.
E se i va lassa che i vada
el musso de Fagià xe to compare
la mussa del mercà xe to comare !
(Lino Sacchetto)
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(…) se poi si scavasse in un terreno duro, oppure non si trovasse a qualunque profondità vena d’acqua, allora debbonsi raccoglier le acque, o dai tetti, o da altri luoghi alti, nelle cisterne con lastrico di smalto. ….. Codeste conserve d’acqua, ove si costruiscano duplicate o triplicate, in modo che dall’una all’altra si possano tramutare colando le acque, ne renderanno assai più salubre l’uso; imperocchè se vi è un luogo al fondo ove depositi il fango, rimarrà più limpida l’acqua, e senza odore, e conserverà il suo natural sapore.
A Loro Piceno questi canti sono detti a “vatoccu”, cioè a ‘battaglio’ delle campana che batte ora d’una parte ora dall’altra: “sulle finestre mie ce so’ li vasi/ sulle finestre tua ce so’ li ficcanasi”