Filastrocche e indovinelli

FASEMO FILO’ 2

Filastrocche,  stornelli e indovinelli che venivano recitati nelle sere d’inverno nelle stalle, quando la gente si ritrovava a filò, o cantati in occasione di alcune feste campestri.

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Filastrocca

Ecco el tempo de Gambaroto,
co quatro nuvoe nere nere.
Ea tempesta cade sul campanil de San Marco.
Ma no se ghe dise a un prete “mato”
perché el ga perso i sentimenti !
Quando che xè festa el tira ea
campanea ….. e sti tosi batte ea borea,
ostie de qua e sacchi de là.
Par chi predico mi, par i banchi !
Casatea, poenta e formagea!

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Indovinello 1

Longo longo fa un bueo,
tondo tondo come un criveo.

(Il pozzo)
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Indovinello 2

El va via omo
el vien casa femena.

(Frumento, farina)
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Indovinello 3

El va via zigando,
el vien casa lagremando.

(Il secchio)

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Indovinello 4

Sotto el ponte de Corletto
ghe xe un ocio de falchetto
coea pele verdolina
chi no ea sa no ea indovina.

(La rana)

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Indovinello 5

Onta e bisonta,
soto ea tera sconta.
Bona da magnare
e cativa da indovinare.

(L’anguilla)

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Per le strade correvano le automobili, in parte corazzate, e davano la caccia ai pedoni, li schiacciavano riducendoli in poltiglia, li spiaccicavano contro i muri delle case. Capii subito: era la lotta fra gli uomini e le macchine, preparata da molto tempo, da molto tempo attesa e temuta e finalmente scoppiata. Dappertutto morti straziati, dappertutto automobili schiacciate, contorte, mezzo bruciacchiate e in alto sopra quel groviglio uno sfrecciare di velivoli contro i quali si sparava dai tetti e dalle finestre con moschetti e mitragliatrici. Su tutti i muri vi erano manifesti eccitanti che, a lettere cubitali, ardenti come fiaccole, esortavano la nazione a prendere finalmente la parte degli uomini contro le macchine, ad accoppare finalmente i ricchi grassi, ben vestiti e profumati, i quali con l’aiuto delle macchine spremevano il grasso dal prossimo, ad accopparli insieme con le loro grandi automobili dal rombo maligno e diabolico, a incendiare finalmente le fabbriche e a ripulire e spopolare la terra violentata affinchè vi ricrescesse l’erba, e quel mondo polveroso di cemento potesse ridiventare prato, foresta, brughiera, fiume e palude.

— Hermann Hesse, Der Steppenwolf (1955)

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