FASEMO FILO’
Filastroca giazzada (come la laguna)
(titolo arbitrario finchè non trovo quel giusto)
«Ne contava i nostri veci
che dell’ano otantaoto
se podeva andar de troto
su pel giazzo a cavalcar.
O che bel afar
che belissimo afar
là su per l’acqua a caminar…».
Chi portava dei vin
coi seci e con barili
a sacchi più di mìle
se vedeva de pan
con cariole e co civiere
vegniva i comestibili.
Le par cose incredibili
vel zuro da cristian.
Molti se divertiva
col ziogar a le carte
e da tute le parte
la zente a spazizar:
Chi magnava e beveva,
chi mascherai balava.
E molti se ne andava
a Mestre per disnar.».
«Sior Marcheto in salizada
un fiantin tropo azardoso
tuto un scosso l’è andà basso
e a tornar de sora al giazzo
l’ha dovudo tribolar …»
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“Il fatto si è che quei simboli del passato sono nella memoria d’un uomo, quello che i monumenti cittadini e nazionali nella memoria dei posteri. Ricordano, celebrano, ricompensano, infiammano: sono i sepolcri di Foscolo che ci rimenano col pensiero a favellare coi cari estinti: giacché ogni giorno passato è un caro estinto per noi, un’urna piena di fiori e di cenere. Un popolo che ha grandi monumenti onde inspirarsi non morrà mai del tutto, e moribondo sorgerà a vita più colma e vigorosa che mai”