Il posto del cuore

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Il posto del cuore

di Mitia Chiarin*

Il FAI, il Fondo per l’Ambiente Italiano, ha creato questa iniziativa, “i luoghi del cuore” e stavolta c’è anche la barena di Campalto, che è casa mia [http://iluoghidelcuore.it/luoghi/14016]. Penso potrei abitare ovunque, alla fine, forse non nel Milanese ecco, ma c’è un posto del cuore per tutti noi, e per me, escludendo Salta e altri pezzi dell’Argentina, quello è la barena di Campalto.

La barena è un posto strano, è acqua e terra assieme. E’ terra sopra l’acqua, soprattutto. E’ terra soffice, che se non stai attento ci affondi dentro coi piedi, appoggiata sull’acqua della laguna. Ha fiori tutti suoi, la barena, che ci crescono solo lì. Odora di salso, che solo se lo senti, capisci che odore è.

Un pochino come il rumatego, ma quello ve lo spiego un’altra volta, che è altro odore.
E’ serena la barena, puoi stare a guardarla ore e lei non si scompone.
E’ la terra fronte laguna che è femminile, come lei, mentre il mare è maschile e adesso che scrivo non mi ricordo più chi era quello che diceva che è un posto particolare Venezia dove il mare fa l’amore con la laguna. E insomma c’è del sesso, dietro, che significa che c’è passione a parlar di certe cose.

Guglielmo Ciardi. Pescatore in barena, 1870 (dal Catalogo delle opere di Guglielmo Ciardi. Regione Veneto - Antiga Edizioni)

Guglielmo Ciardi. Pescatore in barena, 1870 (dal Catalogo delle opere di Guglielmo Ciardi. Regione Veneto – Antiga Edizioni)

In questa barena ci è nato mio nonno e mio padre. Io sono nata più lontano, poi ad un anno mi hanno portato qua, e c’era ancora la spiaggia, che l’acqua e l’inquinamento non se la erano ancora mangiata, c’erano le terre bianche che ci andavi in bici a fare i salti sopra le buche e a me pareva che ero arrivata in un posto perfetto per me, che a giocare in barena non ci si annoia mai.

Anche adesso appena posso ci vado, prendo la bici, arrivo, tiro un bel respiro di salso, guardo la casa dove è nato mio padre e vorrei tanto fosse mia, che così al mattino mi sveglio, guardo fuori e c’è la barena, e insomma vuoi mettere?
E anche adesso, che sono grande, quando la vedo non mi annoio mai.

Che ho il cuore al suo posto.

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*Mitia Chiarin, giornalista de La Nuova Mestre Venezia è direttrice del ns Notiziario associativo.

Questo contributo è tratto dal suo Blog: Hotel Ushuaia

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Ed ecco la rivedeva, quella stupefacente riva d’approdo, quell’abbagliante composizione di edifici fantastici che la serenissima presentava agli sguardi riverenti dei navigatori che si approdavano: l’aerea magnificenza del palazzo ducale e il ponte dei sospiri, le colonne sulla riva col leone e col santo, il pomposo assetto del tempio fiabesco, il traforo della porta dell’orologio coi mori, e mentre contemplava si disse che arrivare a Venezia dalla terraferma era come entrare in un palazzo dalla porta di servizio, e che solo per nave, dall’alto mare, come aveva fatto lui questa volta, bisognava giungere nella più inverosimile città del mondo.

— Thomas Mann (Premio Nobel per la letteratura -1929), La morte a Venezia (Der Tod in Venedig, 1912)

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