Facciamo pace con le montagne

ESCURSIONI

Facciamo pace con le montagne

di Vittorio De Savorgnani

Domenica 1°Luglio l’associazione Mountain Wilderness Italia, in collaborazione con la Lega Italiana per la protezione degli uccelli (LIPU), la FederTrek e varie sezioni del Club Alpino Italiano, organizza la salita di sette importanti vette della Penisola, da dove verrà inviato al Presidente della Repubblica, ai vertici del Governo, alle forze politiche, agli amministratori locali, ai media e a tutti i concittadini un messaggio di preoccupazione e speranza, calibrato sulle diverse – e spesso molto inquietanti -. realtà locali, ma allo stesso tempo volto a sottolineare il significato simbolico e culturale proprio di alcune particolari montagne . La nostra Costituzione recita che la Repubblica tutela il paesaggio. Paesaggio inteso nella sua accezione più ampia e identitaria e non come un passivo fondale panoramico di fronte al quale si ritiene lecito perpetrare qualsiasi abuso.

Al centro del messaggio c’è la richiesta che l’Italia, finalmente, faccia la pace con le sue montagne, riconoscendone, non a parole ma nei fatti, il valore culturale, naturalistico, ecologico, insieme al fondamentale ruolo formativo, etico e spirituale. Pace con quel che resta di una natura incontaminata, con le sue rocce battute dal vento, con i suoi ghiacciai, con le sue acque libere, con i suoi boschi, con le sue praterie e i suoi altopiani deserti, con la varietà delle specie animali che vi abitano. Ma anche pace con la montagna modellata attraverso i secoli dal tradizionale e sapiente lavoro dei suoi abitanti.

Da due delle vette prescelte ( Monviso e Terminillo ) i soci della LIPU libereranno alcuni uccelli provenienti dai centri di recupero dell’associazione; un gesto di inequivocabile significato emblematico e metaforico.

L’ iniziativa Facciamo la Pace con le Montagne è parte integrante di un progetto più ampio che Mountain Wilderness Italia ha voluto chiamare “ I Greenpeaks alla riscossa”, riprendendo il nomignolo scherzoso che venne dato dalla stampa all’associazione nel momento in cui fece per la prima volta la sua comparsa sulla scena dell’ambientalismo mondiale, per sottolinearne il carattere garibaldino e indisponibile a compromessi.

Le vette individuate sono: Il Monviso, montagna simbolo del Piemonte e di tutti gli alpinisti italiani, la Vetta d’Italia ( Alto Adige), che con l’occasione verrà ribattezzata Vetta d’Europa in ricordo di Alexander Langer, il Monte Cavallo( Friuli ), Le Alpi Apuane, martoriate dalle cave ( Toscana ), il Gran Sasso d’Italia e il Sirente ( Abruzzo) posti al vertice di due parchi naturali in crisi, il Terminillo ( Lazio ), minacciato da nuovi piani di sviluppo.

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La manifestazione al Monte Cavallo

In collaborazione tra Mountain Wilderness Italia e la delegazione Friuli Venezia Giulia del Club Alpino Italiano.

La salita si farà salendo dai due versanti del Friuli e del Veneto ed incontrandoci sulla Cima Manera ( Cimon del Cavallo) alle ore 12, per poi radunarsi al Rifugio Semenza circa alle 14.

Per il Friuli partenza alle ore 8 dal Palazzetto del Ghiaccio di Pian Cavallo.

Ritorno, dopo l’incontro al Rifugio Semenza, attraverso Forcella Palantina.

Per il Veneto, partenza da Casera Pian delle Lastre ( proseguendo da Colindes e passando per Pian Grant) alle ore 8.

Il raduno a Rifugio Semenza, che essendo facilmente raggiungibile è aperto a tutti, ha lo scopo di coinvolgere anche partecipanti che non vogliono affrontare percorsi relativamente impegnativi come quelli per arrivare, dai due versanti, sulla Cima Manera. Quindi al Rifugio verranno spiegati i motivi dell’iniziativa, letto e discusso il documento che sarà divulgato in seguito alla manifestazione.

Inoltre al Rifugio ( cell. 3491881250, vedi sito) sono previste per la giornata varie iniziative, tra le quali una lezione di fotografia naturalistica, la premiazione del concorso fotografico Vividolomiti, l’inaugurazione di una mostra fotografica e alle 15 la presentazione del libro “Scialpinismo in Alpago”.

Per chi decide di partecipare alla salita a Cima Manera, si chiede di contattare i due referenti, per il Friuli V. G. Toni Zambon, antonio.zambon@tin.it 3356029058 presidente del CAI delegazione Friuli Venezia Giulia; per il Veneto contattare Toio de Savorgnani 346-6139393 toiodesavorgnani@virgilio.it di Mountain Wilderness. Trattandosi di percorsi non banali, è opportuno coordinarsi per organizzare la salita e prevedere quanti saranno i partecipanti.

In caso di maltempo ci ritroveremo comunque tutti al Rifugio Semenza .

Vi aspettiamo.

Il Monte Cavallo è una grande montagna delle Prealpi bellunesi che raggiunge i 2.251 m s.l.m.. Si trova alle spalle del Pordenonese, ergendosi sulla pianura sottostante in modo solenne, per uno sviluppo che supera i 2000 metri. Questo lo rende ben visibile sia da Venezia che dalla costa Adriatica nelle giornate limpide.

E’ un massiccio articolato, composto di varie cime tra le quali si interpongono creste e forcelle; partendo da nord-est e descrivendo un arco si riconoscono il Cimon dei Furlani (2.183 m s.l.m.), che attraverso forcella furlani porta in Cima Manera (la vetta più alta, 2.251 m s.l.m.), da cui si scorge chiaramente il Rifugio Semenza, sul versante tambrese della montagna: Quindi a sud la cresta descrive la forcella del Cavallo, compresa tra la Manera ed il Cimon di Palantina (2.162 m s.l.m.), dalla quale si divide uno spallone in direzione dell’Alpago e di Casera Palantina (sud-est) ed una cresta, che scandita dalla forcella Colombera porta al monte Colombera (2066 m s.l.m.).

Prima di attirare l’attenzione degli alpinisti della zona, il Piancavallo era una zona popolata da boscaioli, pastori e cacciatori

il Monte Cavallo fu conquistato per la prima volta nell’estate del 1726 da due botanici che andavano in cerca del leggendario “giardino della Madonna”: il bolognese Giovanni Girolamo Zanichelli, uno dei botanici più famosi dell’epoca e Domenico Pietro Stefanelli, farmacista veneziano. Dalle cronache si legge come questi si siano avviati prima ad Aviano, quindi in sella a muli si portarono in una casera alle pendici della montagna, dove passarono del tempo a cercare specie vegetali ed esplorare la zona. L’ascesa viene descritta come per luoghi scoscesi, spesso a carponi, passando “dalla parte esterna del monte”, per giungere dopo (scrivono) 7 miglia in vetta. In ogni caso la cronaca dell’ascensione rimane incentrata sull’aspetto botanico, senza considerare un aspetto (quello alpinistico) ancora non contemplato all’epoca.

In ogni caso, quel resoconto in latino può essere considerato la prima relazione scritta di salita ad una via dolomitica, quindi l’alpinismo dolomitico incomincia ufficialmente su questa

Il nome non nasce come parrebbe immediato per richiamare l’omonimo animale, piuttosto sembra derivare dal celtico “Kap-al” (cima alta), dal momento che si tratta di una montagna ben osservabile dalla maggior parte della pianura veneta, suggestionando da sempre le popolazioni residenti.

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Per informazioni sul programma e accordi sulla salita contattare Toio de Savorgnani 346-6139393 di Mountain Wilderness, toiodesavorgnani@virgilio.it , oppure Toni Zambon, presidente del CAI delegazione Friuli Venezia Giulia, antonio.zambon@tin.it

 

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Tra Cordovado e Venchieredo, a un miglio dei due paesi, v’è una grande e limpida fontana che ha anche voce di contenere nella sua acqua molte qualità refrigeranti e salutari. Ma la ninfa della fontana non credette fidarsi unicamente alle virtù dell’acqua per adescare i devoti e si è recinta d’un così bell’orizzonte di prati di boschi e di cielo, e d’una ombra così ospitale di ontani e di saliceti che è in verità un recesso degno del pennello di Virgilio questo ove le piacque di porre sua stanza. Sentieruoli nascosti e serpeggianti, sussurrio di rigagnoli, chine dolci e muscose, nulla le manca tutto all’intorno. È proprio lo specchio d’una maga, quell’acqua tersa cilestrina che zampillando insensibilmente da un fondo di minuta ghiaiuolina s’è alzata a raddoppiar nel suo grembo l’immagine d’una scena così pittoresca e pastorale. Son luoghi che fanno pensare agli abitatori dell’Eden prima del peccato; ed anche ci fanno pensare senza ribrezzo al peccato ora che non siamo più abitatori dell’Eden.

— Ippolito Nievo, Le confessioni d’un italiano

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